Natale in casa Cupiello

 

Natale in casa Cupiello è un classico della commedia partenopea ed è una delle opere più note di Eduardo De Filippo. Fu scritta nel 1931 e rappresentata dal medesimo Eduardo con l’intera sua Compagnia “Teatro Umoristico I De Filippo”, nel 1932 al Teatro Kurssal di Napoli, dove inizialmente venne inscenato il solo atto unico del dramma. In seguito il nostro drammaturgo decise di lavorare accuratamente a questa commedia sottoponendola ad una attenta revisione e così, nel 1934, si ebbe l’opera completa in tre atti. . Protagonista della vicenda è Luca Cupiello, un uomo colpito dall’inerzia, che vive al di fuori dei suoi problemi familiari; ciò si evince dalle parole della moglie Concetta: <<…[ ] ’O ciel m’ha voluto castigà cu’ nu marito ca nun ha saputo e nun ha voluto fa maie niente.[ ] E se non era pè me, chissà quanta vote sta casa sarebbe andata sotto sopra>>; o in un’altra battuta la donna ribadisce: <<[ ] Maritemo è comme si nun ‘o tenesse…[ ] Pecché si tenesse a n’ato ommo vicino, questa storia sarebbe già finita>>. Luca Cupiello infatti si estrania sempre da tutti i suoi parenti, anzi va detto che, nessuno dei suoi cari gli permette di ascoltare i guai che invadono la sua casa, non conosce le ansie e le preoccupazioni del fratello Pasquale che vive in casa con loro, non sa le malefatte del figlio Tommasino (detto Nennillo), ed è addirittura all’oscuro della relazione extraconiugale che la sua adorata figlia Ninuccia ha con l’amante Vittorio Elia. Il protagonista desidera solo costruire il suo presepe, visto che per lui, il presepe è simbolo di uno spazio alternativo alla realtà in cui vive, anzi esso gli consente proprio di distaccarsi dalla realtà e di evadere dai problemi quotidiani che colpiscono i membri della sua famiglia. Ecco che il presepe eduardiano si carica di metafore. Alcuni studiosi ritengono che Eduardo abbia voluto proiettare nell’immagine della Sacra Famiglia il suo desiderio di un unione familiare, ossia il presepe metaforicamente indica un mondo familiare ricco di sentimenti che purtroppo sembrano non esistere più. Si ha l’impressione che la sfera degli affetti si sia del tutto sgretolata nel momento in cui si è scontrata con l’egoista società novecentesca; una società che ha perso di vista i veri valori e i sani principi morali. La commedia ha sfumature comiche, grottesche, farsesche e analizzando la tematica dell’incomunicabilità e dei contrasti familiari presenta un dramma fortemente realistico. La pigrizia di Luca Cupiello scompare quando egli si dedica alla costruzione del suo “presebbio”, l’uomo mostra un grande entusiasmo per il proprio presepe assumendo atteggiamenti tipici di un bambino; - Concetta: << [ ] Vedete se è possibile: n’ommo a chell’età se mette a fa’ ‘o Presebbio>> -. Si ricordi che il protagonista cercherà a tutti i costi di convincere il cinico e scettico figlio Nennillo che la sua creazione è degna di essere ammirata e apprezzata, tanto è vero che Luca chiederà in continuazione al figlio: <<”Tommasì, te piace ‘o presebbio?>>, fino a quando il protagonista trovandosi quasi in fin di vita, avrà finalmente avuto dal figlio il sospirato <Si>. Secondo il critico Francesco D’Episcopo, nella commedia Natale in Casa Cupiello, abbiamo un notevole passaggio “dal sereno presepe di cartapesta al drammatico presepe vivente che Luca e i suoi parenti rappresentano”. Donna Concetta impersona il ruolo della “povera martire” patriarca, sembra un paradosso ma è proprio lei il vero “capofamiglia” dei Cupiello, dato che ella si fa carico di tutti i problemi e i guai familiari. Protegge il figlio Nennillo dagli insulti del padre, ascolta gli sfoghi della figlia, ha cura dell’andamento della casa, ecc... Nennillo è un ragazzo ingenuo, infantile ed alfabetico che non ha alcuna voglia di lavorare, ha quasi trentanni e passa la sua giornata compiendo dei piccoli furti, mentre Ninuccia è una donna infelice poiché ha sposato senza amare il marito Niculino e ora vorrebbe vivere serenamente la sua nuova storia d’amore con Vittorio. Eduardo in una intervista parlando della sua commedia rivelò che per lui fu molto difficile inscenare questo dramma nella sua Napoli in quanto per la stesura dell’opera si ispirò effettivamente ad una famiglia napoletana che ebbe modo di conoscere: <<[ ] Non si chiamava Cupiello, ma la conobbi>>, (Eduardo, 1936).