“Tu Scendi dalle Stelle”

 

 

“Tu scendi dalle stelle”  scritta da Sant’Alfonso Maria de Liguori ( Marianella di Napoli il 29 settembre 1696 – Nocera de’ Pagani 1 agosto 1789)  a Nola nel 1754.

Il santo si trovava ospite presso don Michele Zambardelli quando la compose, ma fu data alle stampe solo l’anno successivo.

Sant’Alfonso scrisse di getto su un pezzo di carta le note del canto, eseguendole poi al clavicordo destando la meraviglia dello stesso don Michele che gli chiese di poter copiare a sua volta la canzone.

Nonostante il divieto posto dal santo che ne considerava prioritaria la stampa, il sacerdote, approfittando dell’assenza del Santo, impegnato in chiesa per una predica, salì nella sua stanza e ricopiò il manoscritto, mise il foglio in tasca e scese nel coro.

Non aveva fatto i conti, però con la straordinaria capacità di visione e profezia di Sant’Alfonso, il quale, fingendo di non ricordare la successione dei versi mentre insegnava la sera la canzone ai fedeli, mandò un chierico da don Michele a chiedere il foglio che egli custodiva tanto gelosamente nella sua tasca.

 

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“Tu Scendi dalle Stelle”



Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo, 
e vieni in una grotta al freddo e al gelo. 
O Bambino mio divino, 
io ti vedo qui a tremar; 
o Dio beato ! 
Ah, quanto ti costò l'avermi amato ! 

2. A te, che sei del mondo il Creatore, 
mancano panni e fuoco, o mio Signore. 
Caro eletto pargoletto, 
quanto questa povertà 
più m'innamora, 
giacché ti fece amor povero ancora. 

3. Tu lasci il bel gioir del divin seno, 
per giunger a penar su questo fieno. 
Dolce amore del mio core, 
dove amore ti trasportò ? 
O Gesù mio, 
per ché tanto patir ? per amor mio ! 

4. Ma se fu tuo voler il tuo patire, 
perché vuoi pianger poi, perché vagire ? 
mio Gesù, t'intendo sì ! 
Ah, mio Signore ! 
Tu piangi non per duol, ma per amore. 

5. Tu piangi per vederti da me ingrato 
dopo sì grande amor, sì poco amato! 
O diletto - del mio petto, 
Se già un tempo fu così, or te sol bramo 
Caro non pianger più, ch'io t'amo e t'amo 

6. Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core 
non dorme, no ma veglia a tutte l'ore 
Deh, mio bello e puro Agnello 
a che pensi? dimmi tu. O amore immenso, 
un dì morir per te, rispondi, io penso. 

Dunque a morire per me, tu pensi, o Dio 
ed altro, fuor di te, amar poss'io? 
O Maria. speranza mia, 
se poc'amo il tuo Gesù, non ti sdegnare 
amalo tu per me, s'io non so amare!